LYRA
in memoria di P.P.P.
Elsa Martin – voce
Stefano Battaglia – pianoforte
Elsa Martin
Cantante, compositrice e performer, è stata protagonista di numerose esibizioni in Italia e all’estero. Vincitrice di numerosi riconoscimenti (Premio Parodi, Premio Bianca D’Aponte, Premio Bindi, Biella Festival) ha all’attivo cinque pubblicazioni discografiche: vERsO (autoproduzione) finalista alle Targhe Tenco nella sezione “Opera prima” (2012), Amôrs (2016), Sfueâi (Artesuono, 2019) in duo con Stefano Battaglia e finalista alle Targhe Tenco nella sezione “miglior disco in dialetto”, Il Canzoniere di Pasolini con la band Lingua Madre, album vincitore del Premio Loano giovani 2020, Al centro delle cose (Artesuono, 2020), in duo con Stefano Battaglia.
Dal 2016 collabora col pianista improvvisatore Stefano Battaglia, con cui approfondisce la ricerca intorno alla poesia friulana del ‘900 (Pier Paolo Pasolini, Amedeo Giacomini, Federico Tavan, Luciano Morandini, Novella Cantarutti, Pierluigi Cappello, Maria Di Gleria). Dal 2019 fa parte dell’ensemble di improvvisazione Tabula Rasa (Chiagiana – Siena jazz ensemble) guidato da Stefano Battaglia, con cui ha all’attivo tre produzioni (Blossom/2020, Kum!/2021, ∏ÅT∑R¥Æ/2022). In ambito teatrale collabora con l’attrice Aida Talliente e, in veste di attrice, nello spettacolo “La casa. Lagrimis di aiar e soreli”, prodotto dal Teatri Stabil Furlan (regia Carlotta Del Bianco), di cui compone e produce la partitura musicale. E’ attiva nell’ambito della solo performance, anche nel dialogo con altre arti multimediali e performative (spettacoli Vox Humana e Spiràlia).
Stefano Battaglia
Nel 1986 è stato invitato ai Festival di J.S. Bach; nel 1991 si è esibito come solista dell’Orchestra Giovanile Europea. In ambito jazzistico è stato premiato come miglior nuovo talento del 1988 e come miglior musicista italiano del 1999 dalla rivista Musica Jazz.
Le sue numerose collaborazioni includono tutti i migliori musicisti italiani e numerosi artisti internazionali come Lee Konitz, Kenny Wheeler, Dewey Redman, Tony Oxley, Barre Phillips, Steve Swallow, Enrico Rava, Aldo Romano, Bill Elgart, Dominique Pifarely, Jay Clayton, Pierre Favre e molti altri. Ha tenuto più di 3000 concerti come improvvisatore in tutti i più importanti festival e in molti appuntamenti internazionali in tutto il mondo. Ha registrato più di 100 cd (soprattutto come leader e per pianoforte solo), ricevendo numerosi premi per le sue registrazioni in piano solo e in trio.
Oltre all’attività solistica, ha concentrato la sua ricerca sul formato del trio (pianoforte basso e batteria) e sul formato del duo pianoforte-percussioni (con Tony Oxley, Pierre Favre, Bill Elgart e Michele Rabbia).
Dal 1988 insegna nelle masterclass di Siena Jazz e dal 1996 dirige il Laboratorio Permanente di Ricerca Musicale, un laboratorio di ricerca musicale, improvvisazione, composizione e creazione musicale.
Dal 2004 registra come leader per ECM Records (diversi importanti lavori su cd tra cui: Raccolto, Re: Pasolini, Pastorale, The river of Anyder, Songways, Pelagos).
LYRA
Lyra è un concerto poetico che vuole celebrare la figura poliedrica e illuminata di Pier Paolo Pasolini, la sua unitas multiplex, questa eccezionale caratteristica di molteplicità e unità che avvicina e comprende gli opposti (colto e popolare, sacro e profano, politico, etico e religioso nel contempo), concretizzatasi nell’utilizzo di linguaggi e tecniche espressive capaci di riunire, comprendere e comunicare contenuti assoluti attraverso percorsi così diversi e vari.
In particolare è il Paolini friulano quello a cui rivolgiamo sguardo e cuore in questo lavoro, alla sua poesia che celebra la terra e la lingua materne, depositarie di valori speciali reali e genuini. La lingua friulana intesa come sopravvivenza di ciò che è puro e incontaminato, ma anche come possibile ponte tra origine e futuro; lingua di terra e di metafore, di radici e simbolismi, che comprende al contempo la purezza rustica del mondo contadino e le diversità della sperimentazione letteraria, le parole arcane discese dai padri, misteriose eppure così chiare, ma anche una sorta di laboratorio linguistico che porta le tradizioni trecentesche in una dimensione del tutto emotiva, oltre, -al di là- del significato stretto della parola stessa. Ciò permette un processo espressivo più autentico, distante dalla lingua ufficiale perché mantiene un’innocenza, una verginità di fatto intraducibile sia per mancanza di un corrispettivo italiano che per il valore onomatopeico del suono originario, immediato e “regressivo”, ideale perciò per essere messo in musica, restituito ad un definitivo splendore metalinguistico.